Spillato 76 pagg, A5 – 2024
Eccoloqquà! Comike Grafemike nasce dagli spassosi giochi di parola che ronzano in testa a Marco Gilardone, preclaro & brillante medico, musico(logo), motardo e fumettofilo, tra le varie attitudini nella sua faretra.
Oltre a tutto ciò, il Gila (insieme all’altrettanto brioso fratello Stefano) vanta l’onore di essere figlio della mitica Maestra Stefania, una delle insegnanti che più hanno contribuito alla mia formazione e alla spocchia di diventare disegnatore… come meglio spiego nell’introduzione scritta per questa raccolta (‘fanculo il flauto!!!!).
Marco mi ha chiesto di dar loro forma, e mi ci son buttato a pesce, finalmente libero di disegnare sgradevolezze, eccessi e grotteschismi.. altro che i disegnini eleganti e pucciosi che faccio di solito!!!!
Per info potete scrivermi a franzosiweb@gmail.com, sicuramente ne troverete qualche copia al mio banchetto al T.Ink Festival!
Alcune vignette, valà
La mia introduzione
Nella sua introduzione, Marco ha anticipato il mio spunto di parlare delle reciproche influenze genitoriali sui nostri percorsi professionali… sempre avanti, il Gila, m’ha bruciato l’idea, mannaggia.
Avrei scritto anch’io del fatto che Marco sia stato introdotto da mio padre alla professione medica, mentre sua madre, la brillante Maestra Stefania, è stata per me un’insegnante fondamentale, che mi ha sempre incoraggiato a cercare vie fantasiose e -spesso- fuori dall’ordinario per affrontare le sue materie, permettendomi di sviluppare un approccio personale alla vita tramite la creatività.
Se i miei genitori hanno supportato la mia malsana passione per il disegno, la Maestra Stefania è stata, oltre a una formidabile palestra della fantasia, la mia prima committente.
Ecco, questo sì che è uno spunto di cui scrivere.
Facevo… terza? Quarta elementare? Mah. Fattostà che ai quei tempi il flauto veniva insegnato alle scuole medie (o secondarie di primo grado, o come càso si dice nel mondomoderno)… ma -poichè tra i miei compagni di classe vi era la figlia di una nota insegnante di musica- la mia sezione aveva l’opportunità di ricevere lezioni del dannato strumento in anticipo sui piani ministeriali.
Ora, la mia ignoranza è nota, come la mia inamovibilità di fronte a qualsiasi imposizione imprevista (=asinaggine, letteralmente); così, fin dalla prima lezione di flauto, sono entrato in modalità protesta, perchè – a mio modo di vedere- se il piffero si insegna alle medie, era ingiusto imporcelo alle elementari (in realtà, se al posto di quei fischiettoni di plastica ci avessero fatto suonare la batteria, mi ci sarei buttato sin dall’asilo, che si fottesse il ministero).
Non mi applicavo, snobbavo le lezioni che tanto gentilmente la professoressa veniva a elargirci nel suo tempo libero, a casa non facevo esercizi… sempre stato un rompicoglioni testardo, lo riconosco con notevole orgoglio.
La Maestra Stefania, sull’onda dell’enorme affetto che aveva nei miei confronti, invece di ficcarmi il flauto in gola e impormi di applicarmici come il resto della classe, mi diede un’opportunità che ancora oggi mi commuove: durante le ore fischiettone, mi faceva spostare nella sezione parallela col compito di realizzare i disegni del Canto di Natale di Dickens, racconto che sarebbe stato il tema dello spettacolo di fine anno. Il mio primo incarico da illustratore, te pensa.
La Maestra fece fotografare e stampare su diapositiva i miei disegni, proiettandoli durante la recita man mano che il racconto avanzava.
Mi ricordo ancora oggi l’orgoglio che provai per i miei disegnini a far da scenografia -visti da decine di genitori, per il fatto che grazie al disegno avevo Sconfitto il Sistema (=flauto) e soprattutto per i crediti finali dichiarati dalla Maestra (“…il futuro cartoonist Andrea Franzosi“, uhllalà, magari!). Ovviamente, durante gli intermezzi musicali, me ne sono stato nascosto tra i compagni, fingendo di suonare.
Custodisco ancora la scatolina di quelle diapositive, in bella vista sul ripiano della libreria in cui espongo i diversi lavori andati in stampa negli anni… che magari non esisterebbero senza quel precedente, in cui -per la prima volta- i miei disegnini hanno avuto un’applicazione pratica, uscendo dal mero esercizio per diletto.
Una persona tanto sensibile, intelligente e percettiva non poteva che allevare dei fenomeni; ne ho avuto conferma negli anni, avendo collaborato con entrambi i fratelli Gilardone per faccenduole artisticazzeggiocreative.
Grazie Maestra Stefania!
Per questi motivi, e per mille altri concatenati, sono stato felice che il Gila abbia deciso di affidarmi i suoi spassosissimi giochi di parole perchè li illustrassi: al piacere del disegno con un fine si è affiancata la possibilità di interagire con una testa fumante di primissimo livello, e nel frattempo ripercorrere decenni di ricordi che si sono snodati tra le nostre vite.
franZ
P.S. Non ho mai imparato a suonare il flauto; alla polemica per il suo insegnamento anticipato, si è aggiunta quella contro il foro di sotto che andava sempre tenuto otturato – e allora perchè càso l’hanno messo, quel buco?
Avevano paura che ci scapperassimo, col pollice libero?
…che strumento delle balle, òh, l’ho detto.
P.P.S. Tutte le idee delle vignette che seguono vengono dal Gila, tranne Torchiato Tasso; se rovina l’insieme è colpa mia.
Bozzetti & Lavor’incorsO